Mentre l’orologio del giudizio universale si avvicina sempre più alla mezzanotte, gli scienziati hanno ancora briciole di conforto da offrire ai subacquei.
L’ultimo esempio, pubblicato sulla rivista Paleontologia, suggerisce che gli ecosistemi sottomarini potrebbero essere i più resilienti di tutti di fronte ai devastanti cambiamenti climatici.
Un gruppo di ricerca internazionale guidato dal paleobiologo Dr Alex Dunhill dell’Università di Leeds ha analizzato i reperti fossili di un’estinzione di massa avvenuta nel tardo Triassico, più di 200 milioni di anni fa.
Ciò è stato causato da eruzioni vulcaniche che hanno prodotto gas serra che hanno provocato il riscaldamento globale, ed è stato dopo questo evento catastrofico che i dinosauri sono diventati la specie dominante.
Gli scienziati hanno scoperto che, sebbene almeno la metà delle specie sulla Terra siano state uccise, e quelle con scheletri pesantemente calcificati siano state le più colpite, è sopravvissuta sott’acqua una quantità di vita abbastanza diversificata da mantenere in vita gli ecosistemi.
Di conseguenza, la vita marina non è cambiata radicalmente rispetto a com’era prima dell’estinzione.
L'analisi dei fossili ha coperto circa 70 milioni di anni tra il Triassico medio e il Giurassico medio, prima e dopo l'estinzione, classificando gli abitanti dell'oceano in termini di habitat, mobilità e dieta.
Sebbene la vita fosse preservata in ogni categoria studiata, le barriere coralline tropicali furono particolarmente colpite – eppure continuarono a funzionare in sacche di tutto il mondo.
Il problema è che ci sono voluti circa 20 milioni di anni perché questi ecosistemi corallini si riprendessero completamente.
Anche se un simile arco temporale potrebbe offrire poco conforto ai subacquei di oggi, i ricercatori sperano che la ricerca possa fornire un modello della possibile sequenza di eventi globali distruttivi e offrire possibili soluzioni per prevenirli attraverso l’intervento umano.
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01-Nov-17