SUBACQUEO ISLANDESE
Immergersi nel Pourquoi Pas? Perché no?
Più di 80 anni dopo l'affondamento della nave dell'esploratore francese Jean-Baptiste Charcot in Islanda, NICOLAS JOB si immerge nel relitto
Da sinistra a destra: Membri della squadra della spedizione, con Charcot al centro; un tumulo commemora il naufragio; il Pourquoi Pas? all'ancora.
Delle tante navi che sono naufragati nelle acque islandesi, il brigantino a tre alberi Pourquoi Pas? rimane scolpito in molti ricordi dell'isola.
Era il 16 settembre 1936 e la nave da esplorazione polare stava tornando da una missione in Groenlandia per riportare materiale scientifico in Francia.
Si era fermata per fare rifornimento a Reykjavik, ma quando ripartì fu colta da un terribile temporale.
Difficile da manovrare, la nave si avvicinò alla costa occidentale dell’Islanda e lì colpì le rocce. Impiegò solo pochi minuti per affondare, portando con sé uno dei pionieri dell'esplorazione polare, Jean-Baptiste Charcot.
Charcot, 70 anni, era un medico e scienziato che da allora esplorava le regioni del Polo Nord da più di 30 anni. In precedenza aveva guidato la spedizione antartica francese del 1904-07, ma la spedizione successiva del 1908-10 fu la sua prima a bordo del Pourquoi Pas.
Durante quel viaggio aveva esplorato i mari Bellinghausen e Amundsen e scoperto le isole Charcot e Loubet e la baia Marguerite.
Dal 1925 fino al momento della sua morte, dedicò il suo tempo all'esplorazione della Groenlandia orientale e delle Svalbard.
Pourquoi Pas? Il timoniere Eugène Gonidec ha registrato le ultime ore della nave: “16 settembre: mare da 29 a 46 piedi, vento da SE oltre 64 nodi. Il vento soffia con una violenza incredibile. La nave governa malissimo... Dalle 2.30 alle 3 del mattino scorgiamo a intermittenza una luce che nessuno riesce a identificare. Immagino però che si tratti di Akranes….
“Alle 5.15 il Pourquoi Pas? tocca due volte le rocce sottomarine. Il vapore esce dalla caldaia, la macchina diventa inutilizzabile... Il nostromo Le Guen viene scagliato in mare... Il capitano fa svegliare tutti e prepara i salvagente. Si rende conto che non è in grado di salvare Le Guen...
“Verso le 5.35, il capitano ordina di ormeggiare a babordo, poi a dritta poco dopo. Poiché questo ordine non può essere eseguito, le catene scivolano via velocemente. La nave prima evita gli scogli ma si schianta su uno di essi alle 5.45, a 1.5 miglia dalla terra che intravediamo di tanto in tanto...
“La nave affonda rapidamente da poppa.
Prova a pompare l'acqua, invano, l'acqua sale troppo velocemente. Verso le 6, con l'acqua che arriva fino a metà del ponte mentre spingo la grande scialuppa di salvataggio, cado in acqua... Sulle creste delle onde vedo la terra e una casa... Semicosciente, alla fine riesco a raggiungo la riva, dove svengo.
"Verso le 9 del mattino vengo accolto da un giovane pescatore islandese e riprendo i sensi verso le 12, dopo che tutta la famiglia si è presa cura di me nel modo più ammirevole."
Apparso su DIVER giugno 2017
Ottanta anni dopo, siamo tornati sul luogo del naufragio per scoprire cosa restava del Pourquoi Pas?
Il relitto si trova a 1.7 miglia nautiche al largo della costa, vicino alla città di Borgarnes. Per raggiungere la piccola spiaggia dove ci aspetta una barca, seguiamo un sentiero lungo 15 miglia verso una piccola fattoria, Straumfjödur.
La strada diritta attraversa un paesaggio arido, la vista si estende verso l'emblematico monte Hafnarfjall. Le pecore, i pony e i rapaci delle terre selvagge islandesi non sembrano affatto interessati alla nostra presenza.
Dopo nove miglia un vecchio camion segna una svolta, poi proseguiamo. Il percorso termina con un susseguirsi di tornanti che si snodano in un dedalo di isolotti e infine raggiungiamo i cinque fabbricati dell'azienda agricola.
Riconosciamo a sinistra dalle foto la casetta bianca quadrata dove fu portato Eugène Gonidec il giorno dopo il naufragio.
In fondo a un prato c’è un tumulo allestito per commemorare il naufragio, e sotto di noi si trova la spiaggia dove furono raccolti i corpi dei marinai, compreso quello di Charcot.
Swanur Steinarson, il proprietario della fattoria e custode del relitto, ci porta sul luogo del relitto. La visibilità lì non è mai veramente soddisfacente, ma abbiamo programmato di fare le nostre immersioni dopo una serie di giornate limpide, per massimizzare le nostre possibilità di ottenere una buona visuale.
Il Pourquoi Pas? si trova a soli 15 metri di profondità, quindi è stato molto esposto alle tempeste invernali e le sue strutture in legno sono scomparse. Tutto ciò che resta viene raccolto in un'area di 40 x 15 metri.
All'estremità dell'albero è ancora al suo posto l'elica bipala e possiamo vedere il motore a vapore di tipo composto, composto da due pistoni e, nella parte anteriore, la caldaia a doppio forno.
Intorno a noi possiamo vedere molti mobili, un voltmetro e l'elica di emergenza. Oltrepassata la caldaia osserviamo uno degli argani del Pourquoi Pas?.
Il verricello e il tonneggio si trovano più avanti. E per collegare le due catene d'ancora bisogna seguire la lunghezza di quella svolta, che giace piana su un asse perpendicolare all'altra.
La prima ancora che incontriamo è priva di una marre, probabilmente rotta durante l'affondamento. La seconda, molto più avanti, rimane intatta.
L'autunno è il periodo dell'aurora boreale in Islanda e la vediamo più tardi sopra la fattoria.
La storia del Pourquoi Pas? in Francia è stato in gran parte dimenticato, ma in Islanda il naufragio fa parte della memoria marittima nazionale.
Nella città di Sandgerdi, la gente ha addirittura dedicato un museo alla famosa nave: charcot.is/le‐musee‐charcot